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Immagine del redattoreEmma Antonini

Le donne e il velo

Aggiornamento: 12 giu 2022

In questo breve testo parleremo delle donne che tradizionalmente indossano veli per coprire il capo, donne islamiche e mussulmane, dimensioni fondamentali dell’intersezionalità quali il genere, la religione e l’etnia verranno ad intrecciarsi per descrivere identità diverse tra loro, spesso non percepite come tali.

Per comprendere questo testo è necessario fare una premessa esplicitando la differenza tra le donne che definiamo islamiche e mussulmane. Infatti, la differenza c’è anche se spesso questi due termini vengono utilizzati come sinonimi. Chi pratica o si converte all’islam è definito mussulmanə, mentre con il termine islamicə si indica chi condivide anche la cultura e visione politica della società islamica appunto, questo ultimo termine non è da confondere con la definizione di islamista che invece è ancora più specifico e viene usato per coloro che fanno parte di movimenti radicali di matrice islamica, legati quindi al terrorismo.

Concentrandoci ora sulle donne, spesso riconosciamo coloro che indossano il velo come parte della comunità religiosa islamica ma la tradizione di coprirsi il capo è molto lunga, ed è caratteristica dei paesi mediterranei, ad esempio le donne sarde o siciliane hanno per lungo tempo indossato veli e copricapi in segno di modestia. In tempi recenti questa tradizione sta andando a svanire e così l’uso del velo è diventata una caratteristica specifica della religione islamica.

Non tutti i tipi di veli islamici sono uguali tra loro facciamo un po' di distinzione:


Oltre a come il velo si presenta, cambia il suo significato e come le donne decidono di indossarlo è una scelta personale e molto intima, non vige infatti l’obbligo di portarlo nella maggioranza dei casi, ciò avviene però in alcuni paesi in cui sono presenti dittature islamiste o nel caso in cui ci sia una imposizione da parte della famiglia o comunità. Il corpo delle donne mussulmane è sempre coperto, insieme ai capelli, il viso invece può essere più o meno esposto, a seconda sia di una scelta personale sia della cultura e tradizione si sceglie di seguire.

Ciò che il velo può significare per chi lo indossa come abbiamo potuto comprendere è simbolico di modestia e pietà, ma essendo un elemento visibile si devono fare i conti anche con il modo in cui viene interpretato dagli altri, soprattutto da chi non conosce questa tradizione e per questo la guarda con sospetto e timore. Compiere un passo per comprendere e mettersi nei panni di una donna islamica è necessario per sciogliere questa diffidenza e paura nei confronti di ciò che è sconosciuto, un tentativo può consistere nel provare ad avvicinarsi alla realtà di queste donne e alla loro cultura e religione.

Nei media la rappresentazione di donne che indossano il velo è ancora poca e per molto tempo si è limitata ad una descrizione legata al dibattito sul velo nei luoghi pubblici e al terrorismo islamico. La discriminazione rivolta alle donne islamiche si è infatti accentuata particolarmente nel primo decennio degli anni duemila a seguito della paura derivata dal terrorismo internazionale in questo modo si è costruito il terreno fertile per numerose e spesso pesanti discriminazioni e violenze nei confronti delle donne e anche uomini mussulmanə. Il tutto ha avuto la conseguenza di mettere in pratica anche istituzionalmente pesanti discriminazioni, concretizzate in leggi con l’obiettivo di controllare, ancora una volta, il corpo delle donne e il loro diritto di decidere per loro stesse. Nelle scuole francesi in particolare, in quanto un paese particolarmente colpito durante questo fenomeno, si è optato per l’imposizione del divieto di indossare il velo (e in generale simboli religiosi) anche negli edifici pubblici, tutto ciò non senza molte proteste.

Ho trovato interessante come il tema del controllo del corpo femminile sia centrale anche in questo caso, non si riduce infatti all’essere vestite “troppo poco” ma anche all’essere vestite “troppo", lo sforzo per aderire ad un modello agli standard della società a cui si fa riferimento, in questo caso quella occidentale, è una battaglia persa in partenza quando il risultato è quello di perdere la propria identità, che sia quella culturale, religiosa o personale.

Credo valga la pena di provare a ridurre questa tendenza alla discriminazione, un tentativo può consistere nell’informazione e sensibilizzazione sui temi che riguardano la religione e le realtà islamiche, ad esempio cercando su alcune piattaforme di streaming film e serie tv che restituiscono una immagine diversa, che in qualche modo fornisce una nuova voce a queste donne.

Alcuni tra i titoli che si possono trovare sono: “Sotto il burqa” un film di animazione molto toccante che racconta la storia di una famiglia afghana colpita dalla povertà, e dimostra come in una realtà diversa dalla nostra le donne vivano e come siano percepite e discriminate. Anche la quarta stagione della serie italiana “Skam” si concentra sul personaggio di Sana Allagui una ragazza mussulmana praticante, inserita nella cultura italiana quindi vicina a noi.

Oltre a questo molti personaggi pubblici soprattutto sui social hanno iniziato a condividere la propria vita normalizzando la cultura e religione islamica, sono infatti molte le ragazze che attraverso questo mezzo condividono la loro vita e la loro scelta di essere mussulmane praticanti. Le storie sono sempre diverse tra loro e ognuna ha qualcosa da aggiungere al discorso complesso e sfaccettato come lo è quello di portare o non portare il velo, ci sono storie di conversione alla religione islamica, di pratiche e culture legate a questa religione e al suo significato e ruolo nella vita delle donne mussulmane. Tra le personalità più conosciute possiamo trovare Tasnim Ali che sui social sta compiendo una forte opera di sensibilizzazione a questi temi. Altri come ad esempio Raissa Russi e Mohamed Ismail Bayed, sui social conosciuti come Raissa e Momo, raccontano la vita di una coppia mista parlando delle discriminazioni e differenze che possono nascere da questa realtà. In questo modo è possibile avvicinarsi facilmente e comprendere cosa significa vivere essendo discriminati.

La storia dell’intersezionalità è stata costruita dall’antirazzismo e dal femminismo e per questo è necessario ampliare la prospettiva ancora di più, volgendo lo sguardo anche ad altre donne, altre categorie che subiscono discriminazione e che necessitano di essere riconosciute e comprese. Le donne che portano il velo non sono infatti solo donne e non sono solo mussulmane, queste due caratteristiche si intersecano, e oltre a questo si può aggiungere che spesso queste donne hanno un background migratorio aggiungendo in questo modo una terza categoria di discriminazione.


Questo breve testo non rende giustizia alla complessità di ciò che una donna mussulmana che indossa il velo vive ma può essere un punto di partenza per aprire un dialogo con l’obiettivo di comprendere e accogliere la diversità.


Emma Antonini


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