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Film a confronto: la discriminazione sul lavoro

Aggiornamento: 12 giu 2022


Secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani, il razzismo è “un’ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione […]”.

Quindi il razzismo non è che un costrutto politico e sociale che non si basa su alcuna teoria scientifica, ma sulla fallace credenza dell’esistenza di razze diverse tra loro dove una è concepita per prevalere sull’altra.

Se in Europa ci si è resi conto, soprattutto nel secondo dopoguerra, di quanto la teoria razzista fosse seguita e perpetuata da persone folli che in base all’idea di un gene superiore hanno sterminato popolazioni con il solo presupposto di mantenere immacolata la stirpe pura e bianca; in America questa consapevolezza, almeno a livello politico, è arrivata soltanto negli anni ’60 con la pubblicazione di tre Civil Rights Act (1960, 1964, 1968) volti ad affermare leggi sui diritti civili che vietano la discriminazione e segregazione nei luoghi di lavoro, in politica, nei luoghi pubblici e nei finanziamenti bancari andando così a sopprimere le leggi “Jim Crow” (1876).

Se, sulla carta, la popolazione Afroamericana è riuscita a raggiungere ottimi risultati, la barriera più dura da superare e da abbattere è quella culturale che, come la mala erba, è difficile da estirpare perché radicata profondamente nella storia delle persone.

Ne “Il diritto di contare” e “Green Book” emerge chiaramente questa ipocrisia: da una parte un mondo politico che tenta, anche controvoglia, di cambiare le cose fissandole su carta; dall’altra una fetta della popolazione (i cosiddetti Sudisti), che non accetta il cambiamento e continua a seguire le proprie “tradizioni”.

Le parole hanno un peso all’interno dei film e i registi sono riusciti a dimostrarlo anche nella scelta dei titoli.

"Green Book" richiama una sorta di “guida turistica” che nasce nel 1936, ampliato nelle edizioni successive, e che ha rappresentato, per la comunità afroamericana, un manuale salvavita per le persone che si inoltravano nell’“estremo Sud”: esso forniva indicazioni per hotel, alloggi e ristoranti riservati alle persone afrodiscendenti. L'intenzione dell'ideatore era quella di evitare a viaggiatorз afroamericanз situazioni di imbarazzo e di maltrattamento. Le discriminazioni variavano a seconda degli stati, ad esempio come possiamo vedere nel film, in certe aree del sud, non era consentito viaggiare per le strade di notte oppure era proibito sorpassare le macchine dellз bianchз.

Anche il titolo de "Il Diritto di Contare" non è casuale, infatti presenta un duplice significato, che dipende dalla lingua in cui lo leggiamo. Il titolo originale, "Hidden Figures", fa riferimento sia al concetto di “figures” legato alle donne che hanno combattuto l'oblio imposto dal sesso e dal colore della pelle, sia a quello legato al mondo matematico. Anche nel titolo italiano, è presente questo gioco di parole dato dalla doppia valenza del termine “contare” che fa riferimento sia ai calcoli matematici sviluppati dalle donne nel film, sia al diritto di farsi valere delle protagoniste.

Entrambi i film trattano di storie realmente accadute che, in un modo o nell'altro, hanno cambiato la visione delle capacità delle persone afrodiscendenti, le quali, spesso, venivano associate a meri lavori manuali senza possibilità di ottenere altri impieghi.

Infatti, nelle pellicole trattate, viene messo in evidenza questo meccanismo discriminatorio dove lз afroamericanз che hanno un impiego tipicamente destinato allз bianchз non vengono vistз di buon occhio. Per esempio, ne “Il diritto di contare” le tre protagoniste sono costrette a subire discriminazioni e vessazioni anche all’interno della NASA, una delle agenzie governative americane più all’avanguardia, in quanto donne afroamericane che si battono per ricoprire incarichi destinati a uomini bianchi; anche in “Green Book” è presente questo aspetto che si manifesta fin dai primi anni di studi del protagonista Donald Shirley, che nonostante avesse basato la sua istruzione sulla musica classica con l’intenzione di proseguire il suo percorso musicale in quella direzione, gli venne impedito di suonarla perché considerata musica per bianchi.

La discrimazione non è limitata soltanto all'ambiente lavorativo, ma è un concetto radicato all’interno della società basato su mere giustificazioni e falsità scientifiche. Esempio lampante è la suddivisione dei bagni per “razze” che viene giustificata con la credenza di una possibile trasmissione di malattie infettive ritenute strettamente afroamericane. Questo tipo di segregazione ha causato non pochi disagi allз protagonistз dei film: nel primo caso Katherine Johnson si ritrova a percorrere mezzo miglio per raggiungere l’unico bagno per afrodiscendenti all’interno del plesso; mentre nel secondo film, Donald Shirley dopo aver performato per un pubblico di bianchi e averne ricevuto gli elogi, nel momento in cui necessitava dei servizi igienici è stato invitato a recarsi fuori dove si trovava una vecchia latrina malmessa e sentitosi offeso, decise di tornare nel proprio alloggio (a mezz’ora di macchina) per poter usufruire di un servizio più dignitoso.

Lo stesso trattamento si può notare nei momenti di ristoro dove lз protagonistз, come Donald Shirley o Katherine Johnson, non possono consumare e/o condividere i pasti con persone bianche. In “Green Book”, infatti, in più situazioni il dottor Shirley è stato invitato con poca cortesia a lasciare il locale (anche dove si sarebbe dovuto esibire) e consumare in un luogo più adatto a “persone come lui”; mentre ne “Il diritto di contare”, Katherine, in uno stato di frustrazione, si adira con i colleghi che le hanno vietato di bere il caffè dalla stessa caffettiera.

Ciò dimostra come la segregazione razziale non sia un fenomeno strettamente politico, ma anche un fattore culturale che è così tanto profondo e sviluppato che è difficile da sradicare.

Le lotte per il riconoscimento dei diritti civili per lз afroamericanз sono cominciate con Rosa Parks nel 1955 e hanno condotto a varie conquiste sul punto di vista politico, lasciando, amaramente, alle spalle molte vittime. Vittoria fondamentale si ha con il Civil Rights Act del 1964, richiesto da John Fitzgerald Kennedy nel 1963 e approvato da Lyndon B. Johnson, che vietò la discriminazione nelle strutture pubbliche, nel governo e in materia di occupazione, invalidando leggi Jim Crow.

Nel 1968, durante le rivolte per l’assassinio di Martin Luther King, il presidente Johnson firmò una nuova Civil Rights Act che insisteva sull’importanza del precedente Act e ne ampliava gli atti proibendo la discriminazione in materia di vendita, affitto e finanziamento di alloggi basati su razza, religione e origine nazionale.

Nonostante questi importanti passi avanti, c’è sempre qualcunǝ che tenta di fermare la marcia per il pieno godimento dei diritti civili e politici dellз afroamericanз, per quanto la politica debba e possa fornire i mezzi necessari per raggiungere questo obiettivo, essa, non può insinuarsi all’interno della vita privata dellз singolз cittadinз per modificarne i comportamenti.



SCRITTO DA: FOLLIERO VALERIA e CHIARENZA EDOARDO



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